Cosa stiamo imparando dalla crisi generata dal Covid-19?
A settembre 2020, il post Lezioni dalla crisi – alcune parole andidoto su cui riflettere – provava a rispondere a tale quesito mettendo a fuoco 5 concetti o parole chiave su cui riflettere. Si trattava di un esercizio particolarmente difficile vista la drammaticità e complessità della crisi in atto, che stava investendo diversi ambiti della nostra esistenza. Un tentativo reso ancor più problematico considerando che non vi era la necessaria distanza prospettica per analizzare a fondo gli impatti della crisi. Tuttavia, si era detto allora, provare a ragionare sui principali elementi di criticità che si stavano evidenziando poteva rappresentare un esercizio utile sotto diversi aspetti. In primo luogo, in quanto tentativo di trasformare un evento drammaticamente negativo in lezioni utili per migliorare l’organizzazione dei sistemi economici e sociali in cui viviamo; in secondo luogo, perché potevano scaturire suggerimenti per provare a ridurre gli impatti negativi ed a velocizzare la via di uscita dalla crisi. Le principali direttrici di ricerca, senza ovviamente pretesa di esaustività ne di profondità di analisi, che allora si erano evidenziate erano il DATA MGMT, , il CLUSTERING, il DIGITALE, il rapporto PUBBLICO/PRIVATO e il tema della FLESSIBILITA’ sia materiale che soprattutto culturale; tutte dimensioni che potevano essere lette sia con la lente delle imprese che con quella delle istituzioni pubbliche.
Ora, 10 mesi dopo, purtroppo, siamo ancora nel pieno della crisi, la via di uscita dalla quale sembra ancora incerta e i 5 elementi evidenziati allora mantengono la loro centralità. L’evolversi della crisi, in particolare in quest’ultima fase sta evidenziando ulteriori elementi, forse meno rilevanti rispetto a quelli già evidenziati, ma che può essere utile sottolineare, sempre nell’ottica di trasformare un evento negativo in un momento di apprendimento. La storia è piena di momenti di grande crisi, e tali momenti sono anche quelli in cui le società pongono in essere trasformazioni tali da definire nuovi paradigmi che possono aprire nuove traiettorie di sviluppo.
Il primo elemento da aggiungere è COMUNICAZIONE. Si tratta forse del termine può usato e forse abusato nel periodo storico che stiamo vivendo, tanto da influenzarne la definizione, La Società dell’informazione, appunto. Ebbene, ciò nonostante, la comunicazione della crisi in molti momenti è apparsa poco adeguata rispetto alla portata dell’evento che stavamo vivendo ed è mancata dei principali elementi di base, potremmo dire da manuale. Questo non è stato un fenomeno solo italiano ma probabimente globale. La comunicazione in un momento di crisi, lo sappiamo, è una leva strategica fondamentale e dovrebbe poggiare su alcuni elementi di base. Il primo è l’identificazione di un canale unico, un punto centrale di comunicazione e non disperdersi in una molteplicità di voci, a volte anche discordi. Il secondo elemento è la sobrietà comunicativa. Poche informazioni e nella forma più semplice possibile. Naturalmente la società dell’informazione tende a produrre notizie in eccesso, ebbene se anche da parte dei policy makers e degli esperti di settori si esagera nella produzione di notizie ed informazioni, l’esito è una vera e propria overdose informativa che genera una ‘volatilità emotiva’ impossibile da gestire nei suoi esiti individuali e sociali. Il terzo elemento è quello della ripetizione di messaggi certi; qui l’esempio è quello sulle norme di base da seguire per evitare il contagio, 2 esempi su tutti, il corretto utilizzo delle mascherine ed i comportamenti da seguire in termini di distanziamento nei momenti di svago. Il quarto elemento è il tipo di comunicazione; l’utilizzo di una comunicazione previsionale rispetto ad una comunicazione fattuale che potremmo definire ‘storica’. Prima le azioni, i fatti, e poi le comunicazioni. In questo aspetto, il governo Draghi sembra proprio aver inaugurato una fase nuova che va proprio in questa direzione. E non si tratta di una novità così semplice come può sembrare a prima vista ma tale da modificare nel profondo il modo di fare comunicazione istituzionale. Si tratta, ovviamente, di un fenomeno in nuce e andrà osservato e capito nel tempo.
Il secondo elemento da aggiungere è quello che si può definire come RISCHIO DI CONCENTRAZIONE, che rappresenta per chi si occupa di risk mgmt un elemento essenziale nella definizione di un framework complessivo ed adeguato. Un esempio che possiamo trarre dalle gestione della crisi, è quello che riguarda il tema dei vaccini. Da una certa fase in poi, è sembrato che tutte le energie e tutta l’attenzione dei policy makers si fosse concentrata su quest’aspetto. Chiaramente è il tema centrale per l’uscita dalla crisi, ma non è l’unico. Vi sono, ad esempio, altri aspetti importanti che, almeno nella percezione comune, non sono più stati adeguatamente affrontati, come l’utilizzo su larga scala di anticorpi monoclonali, la definizione di protocolli di cura uniformi, il potenziamento delle strutture sanitarie e parasanitarie, oltre al noto tema del tracciamento e dell’identificazione puntuale dei fattori e momenti di contagio. Una strategia complessiva di risk mgmt deve necessariamente evitare che tutto si concentri su un unico aspetto, che se presenta ritardi o problemi nella sua implementazione genera immediatamente crisi e reazioni scomposte. Si tratta appunto di gestire il rischio di concentrazione.